domenica 30 dicembre 2012

Addio a Rita Levi Montalcini

Rita Levi Montalcini (Torino 22 aprile 1909-Roma 30 dicembre 2012) 

Si è spenta nella sua casa di Roma Rita Levi Montalcini, una donna determinata e tenace, premio Nobel per la Medicina (1986), signora e scienziata. Un grande esempio per le tutte le donne, ma anche per tutti gli uomini.

venerdì 21 dicembre 2012

Piccole Avventure di una Pallina di Natale

Con questo post il blog Divine Ribelli vi augurà Buone Feste e vi annuncia che riprenderà l'attività, con novità ed interessanti post, subito dopo l'Epifania.
Per voi un tenero racconto che scrissi un anno fa. Spero vi piaccia :-) BUON NATALE E FELICE 2013!!!

Piccole avventure di una pallina di Natale

Forse oggi è il gran giorno: sento dei passi familiari che si avvicinano alla nostra scatola … Sarà davvero cosi? Siamo tutte in trepidante attesa … I passi si avvicinano … Si qualcuno ci solleva! Ma non cosi forte! Aiuto ROTOLO! Ecco, lo sapevo sono andata ad urtare quell’antipatica pallina rosa e presuntuosa. Solo perché è di vetro crede di essere più bella di noi, semplici palline di plastica. Ma chi è che ha sollevato questa scatola? Ci sta sballottando di qua e di là … Mi gira la testa!! E tu, odiosa pallina di vetro che hai da guardarmi furibonda attraverso le tue insipide decorazioni dorate applicate? Sei troppo appariscente e grande. Sei grassa. E comunque non ti ho urtato di proposito, non vedi che traballiamo tutte neanche fossimo in alto mare? Questo terremoto non finisce mai? Amiche mie aggrappiamoci con i gancetti ai festoni! Perfida pallina di vetro, vicino a me dovevi metterti? Un momento: forse ci stanno posando a terra. Prepariamoci a planare sul tappeto morbido … AHI! Che tonfo! Non era il tappeto, erano i mattoni! State tutte bene palline e decorazioni? Mi fa piacere sentire di nuovo il vostro allegro vociare. Quando apriranno la scatola? Pallina di vetro sei perfida! Mi hai urtato di proposito! Stai attenta, potresti romperti. Anzi, ci penso io a ridurti in mille pezzi! Mi sposto verso di te in tutta la mia rotondità, non hai scampo! … Ecco che aprono la scatola! Pallina stupida la mia vendetta è solo rimandata. 

Evviva ci tirano fuori! Natale è arrivato! Che bello essere di nuovo tutte qui insieme e vedere ancora i pezzi del presepe e la casa. Quanto tempo! Un anno è lungo, soprattutto quando bisogna stare zitte e buone dentro una scatola marrone anonima in fondo ad una grande cantina scura. Passiamo il nostro tempo in un magico letargo, sognando il prossimo Natale, ma talvolta ci risvegliamo per chiedere alla scatola in che momento dell’anno siamo. La scatola è il nostro tramite con il mondo esterno. E’ lei a girare la nostra domanda alla finestra della cantina, che puntualmente risponde, grazie ai suoi occhi sul mondo là fuori. Quando inizia l’autunno cominciamo ad entrare in agitazione e dormire diventa impossibile. Ora siamo di nuovo al nostro posto, sull’albero e guardiamo il grande salone della casa. Non è cambiato nulla. In realtà sono le persone che ci appendono ai rami ad essere leggermente cambiate: la mamma ha un nuovo taglio di capelli, il papà è un po’ più vecchio dello scorso anno, la figlia è ormai una giovane e bella ragazza. Devo chiedere ai soprammobili vicino a me; sicuramente loro potranno aggiornarmi su tutte le notizie e i fatti accaduti in questi lunghi mesi. Cosa mi dicono? Il figlio maschio ha avuto una bimba! Meraviglioso! Allora vedremo presto la nuova arrivata! 

Dove è stata messa quella prepotente pallina di vetro? Ah, eccola lì, al centro dell’albero, posizione privilegiata. Come al solito. E pensare che lei è tra noi da solo un anno, mentre qui ci sono palline che hanno anche dieci anni, se non di più. Ne hanno, loro, di storie da raccontare. Per fortuna ora ognuna di noi ha il suo posto. La casa è tutta decorata con presepi in miniatura e ghirlande. Chi vedo laggiù? Oh no! Il gatto bianco! Quest’anno, poi, è più grasso del solito! Via gattaccio stai lontano da qui! Amiche mie, tranquille e tenetevi ben salde ai rami. Ecco quel nasone umido che si avvicina! No, ti prego non metterlo sulla mia faccia! Ah che schifo! Meno male, si sta allontanando. Gatto? Che fai? Dove vai? No, sotto l’albero no, ti prego, non scuoterlo! AIUTO! Ma dove sono i padroni di casa? Fermo palla di pelo, ci farai cadere tutte! In un attimo vedo il puntale blu precipitare dall’estremità dell’albero e cadere rovinosamente sul presepe. Puntale sei ferito? Sembra di no, ma il gatto vuole giocare con lui. Oh povero puntale! Lo sta facendo rotolare per terra. Finalmente è arrivata la mamma! Rimprovera quel gattaccio e che non torni mai più!

La famiglia ora è riunita nel salone. Stanno apparecchiando la tavola per il cenone. Che bei momenti. Il papà, intanto, sta sistemando i regali sotto di noi. Le scatole colorate ci mostrano i loro sorrisi smaglianti. Sanno di contenere i regali desiderati. Suonano alla porta. E’ il figlio con sua moglie e la sua bambina. Tutta la famiglia è intorno alla piccola. La chiamano Eliana. Che nome dolce … Lei, però, non li guarda, perché ha già visto tutti noi. Forza presepe! Forza palline! Scintillate tutti! Lucette illuminateci come non avete mai fatto. Puntale stai un po’ più dritto. Capisco che dopo l’attentato del gatto tu sia un po’ disorientato, ma questo è il nostro momento! Eliana si avvicina. E’ in braccio a sua madre, tutta vestita di rosa, le braccine tese verso di noi. Che gioia! Vuole acchiapparci. La mamma le fa appena sfiorare la perfida pallina di vetro e mi pare di vedere anche sul volto solitamente senza espressione di quella brutta decorazione rosa, una espressione di tenerezza. Ma allora anche questa cattivona ha un cuore dentro a quella mostruosa rotondità dipinta! Eliana sfiora me ora! Che manine piccole e delicate! La piccola non vorrebbe venir via di qua, ma i nonni la chiamano. E’ ora di cena. Più tardi la vedrò scartare i suoi primi regali. Che emozione! Questa è la magia del Natale: lo sguardo innocente di un bambino e, perché no, la bellezza di noi decorazioni, anche quelle più appariscenti, che hanno ancora tanto da imparare da noi, sobrie decorazioni di plastica. E’ per questo che esistiamo: dar gioia agli occhi e colorare l’atmosfera della gioia del Natale. Francesca Rossi 

Racconto apparso per la prima volta nella raccolta Diario D'Inverno del blog Diario di Pensieri Persi.

mercoledì 12 dicembre 2012

Matriarcato. Quando il mondo apparteneva alle donne

Un mondo governato dalle donne, in cui gli uomini hanno un ruolo subordinato o addirittura marginale. Un totale rovesciamento di prospettiva rispetto a ciò a cui siamo abituati. Per molti questo è il matriarcato; un’età lontana, dimenticata, insabbiata in cui la suddivisione dei ruoli tra i due sessi era molto diversa da ciò che accade nel nostro mondo moderno.

Cos’è davvero il matriarcato? E’ mai esistita una società retta dalle donne? Come era strutturata? Quali sono le teorie degli studiosi in merito? In che modo l’Arte ha interpretato il matriarcato?

Queste sono solo alcune delle domande che questa sezione vuole portare in superficie tentando, se non di dare una risposta certa, almeno di approfondire questo tema. Di sicuro non si può iniziare senza cercare di definire il matriarcato: un tipo di società, di governo amministrato dalla “madre” o “matriarca”, ossia la donna più anziana della comunità. 

Di riflesso rispetto al suo potere, ogni donna occupa un posto privilegiato in tali società. Secondo le teorie di studiosi come Bachofen il matriarcato risalirebbe addirittura al neolitico e la suddivisione dei compiti tra uomini e donne sarebbe stata molto rigorosa: ai primi la caccia, alle seconde l’organizzazione e l’amministrazione della comunità.

Perché questo prestigio legato alla figura femminile? A quanto pare la capacità di procreare avrebbe reso la donna una sorta di “creatura eccezionale”, in quanto capace di dare la vita. Questo prima che si scoprisse il ruolo maschile nella procreazione. 

Tra il 1914 ed il 1918 Malinowski studiò i popoli aborigeni delle Isole Trobriand (Melanesia), deducendo che la loro società fosse non solo matriarcale, ma anche matrilineare. Questa differenza è importante: infatti si definisce matrilineare l’asse ereditario che segue la via materna, al contrario di quello patrilineare. 

Grazie alle sue ricerche Malinowski arrivò a sostenere (benché non fosse stato il primo a farlo), che il matriarcato si diffuse prevalentemente nelle società tribali. Le teorie di questi due ricercatori non sono condivise da tutta la comunità scientifica e ancora oggi il dibattito è aperto ed in costante evoluzione. 

Per molti la prova del matriarcato sarebbero le Veneri preistoriche, statuette che raffigurano, enfatizzandoli, i tratti fisici femminili. Di fatto, però, non c’è un accordo unanime nel considerarle oggetti religiosi, fulcro di un culto vero e proprio.

Non solo: l’esistenza di queste statuette non sarebbe ricollegabile, al di là di ogni ragionevole dubbio, all’esistenza di una comunità amministrata dalle donne sotto il profilo economico ed amministrativo. 

La presenza di culti dedicati ad antiche dee come Cibele ed Ecate, la cui importanza e le cui caratteristiche si sono trasformate nel tempo, sembrerebbe avvalorare la tesi della Dea Madre originaria, la Terra da cui nascono i frutti che permettono la sopravvivenza umana. 

 Il dibattito sul matriarcato non è stato privo di risvolti polemici ed ideologici, contribuendo ad infittire il manto di nebbia che da sempre accompagna tale argomento. Questa sezione si propone di affrontare la materia nel modo più rigoroso possibile, segnalando i dibattiti che non appartengono alla sfera propriamente scientifica.

giovedì 6 dicembre 2012

"Divine Ribelli" sostiene il romanzo di Cristina Zavettieri "Il Figlio Ribelle"

Non è solo per una questione di affinità tra nomi che il blog "Divine Ribelli" ha deciso di sostenere il romanzo dell'esordiente Cristina Zavettieri, "Il Figlio Ribelle"

Il sogno di questa autrice comincia ora ed il suo talento merita davvero di essere scoperto. Tutti noi abbiamo la speranza di vedere presto "Il Figlio Ribelle" pubblicato da un editore.

Un romanzo d'amore e d'avventura, in cui è forte il potere dei desideri e della speranza, con un'eroina che presto sarà protagonista anche di altri post di approfondimento e, ne sono certa, entrerà nei vostri cuori. Potete leggere i primi capitoli online, farvi un'idea dello stile di Cristina ed entrare nel suo mondo. 

E' il momento di presentare "Il Figlio Ribelle".


Vendetta. 

 Passione. 

Inganno.

 Alla corte dei Borbone in una Napoli indimenticabile. 


Il LIbro

Titolo: Il figlio ribelle 

Autore: Cristina Zavettieri

Genere: Romance Adult

Numero di pagine: 300 pp. ca. 












Sinossi
 
Nel Regno delle Due Sicilie di Ferdinando I di Borbone, si racconta di Federico Dalla Croce, e della bella che rapì il suo cuore, Bianca Di Albano. Tra segreti, guerre e balli in maschera, l’amore che voleva essere consumato e doveva essere ascoltato. Una storia avvolgente e sensuale tra un anticonformista e ribelle baronetto e una dolce quanto pericolosa donzella in una Napoli vivace e tumultuosa. 


L'autrice

Cristina Zavettieri è una giovane donna nata nell'estremo Sud della Calabria, è amante della scrittura e della lettura da sempre, ma anche del disegno e dell’arte tant’è vero che sin da bambina, quando ancora non sapeva scrivere, accompagnava le sue storie ai disegni acerbi dei suoi personaggi. Sul mondo del web è conosciuta per aver scritto diversi anni all'interno della piattaforma di EFP (sito italiano di fanfiction e storie originali). Il Figlio Ribelle è il suo primo romanzo, forse il più conosciuto perché di anteriore pubblicazione, presentata con cadenza settimanale a capitoli come romance sul popolare sito di fanfiction. I generi che preferisce nel mondo della letteratura sono il paranormal, il distopico e il romance storico e contemporaneo. Ha un animo sensibile e sognatore che preferisce stimolare con una buona musica di sottofondo, immergendosi magari nella natura, nei boschi e nelle foreste che – sotto sotto – crede siano incantate. Per saperne di più, visitate il sito dell'autrice.

domenica 2 dicembre 2012

Rosa Parks. Il rifiuto che cambiò la Storia

“The Woman who didn’t stand up”. “La donna che non si alzò”. Cosi è conosciuta e ricordata ancora oggi Rosa Louise McCauley Parks (1913-2005). Proprio ieri, 1° dicembre, l’anniversario di quel gesto cosi piccolo, ma talmente forte da deviare il corso della Storia negli Stati Uniti e non solo. 

Rosa Parks, sarta metodista di Montgomery, Alabama, si unì al Movimento per i Diritti Civili nel 1943, fino a divenire segretaria del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People). 

Suo marito, Raymond Parks, era un attivista impegnato da molti anni sul fronte dell’uguaglianza razziale e dei diritti dei lavoratori. I due si sposarono nel 1932 e condivisero non solo l’intera esistenza, ma anche gli ideali di libertà. 

Il primo giorno di dicembre del 1955 Rosa salì sull’autobus, come ogni giorno, per ritornare a casa. L’unico posto disponibile si trovava nella parte anteriore, riservata ai bianchi e, dunque, interdetta agli uomini ed alle donne di colore.

Rosa non ci pensò due volte ed andò a sedersi proprio lì. Poco dopo salì un passeggero bianco, che rimase in piedi. Il conducente, James Blake, ordinò a Rosa di cedere il posto e di tornarsene nella parte destinata ai neri. La donna, però, rifiutò di farsi intimidire ed essere maltrattata una volta di più e disse di no. 

Blake, allora, fermò il mezzo e chiamò la polizia. Rosa Parks venne arrestata per aver violato le norme della città e le leggi sulla segregazione razziale. Quella sera stessa un giovane e sconosciuto Martin Luther King si riunì con altri leader della lotta ai diritti civili per decidere le mosse da opporre ad un avvenimento di tale portata. 

Il giorno dopo iniziò un colossale boicottaggio dei mezzi pubblici, che durò per ben 381 giorni ed è ricordato ancora oggi. Martin Luther King, parlando del gesto compiuto da Rosa, disse: “Rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”.

Da quel momento la donna divenne un simbolo della lotta per i diritti civili negli Stati Uniti e venne ricordata come “la madre dei diritti civili”. Il suo caso arrivò fino alla Corte Suprema, che nel 1956 dichiarò l’incostituzionalità della segregazione razziale sugli autobus in Alabama.

La sua vita, però, non divenne più semplice. Al contrario. Subì intimidazioni e perfino minacce di morte che la obbligarono a trasferirsi a Detroit per ricostruirsi una nuova vita. Nel 1987 fondò il “Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development” in memoria del marito morto nel 1977 e delle lotte affrontate insieme. 

Nel 1999 ricevette dal Congresso la Medaglia d’Oro. Il gesto di Rosa Parks è considerato il punto di partenza del lungo percorso che portò al Civil Rights Act del 1964, che abrogò le leggi razziali di Jim Crow, emanate tra il 1876 ed il 1965. 

Queste norme sulla segregazione, infatti, sancivano la separazione di bianchi e neri in tutti i luoghi pubblici, dai mezzi di trasporto alle scuole, secondo il principio del “separati ma uguali”. Il coraggioso “no” di Rosa provocò un tumulto nelle vite degli americani (e non solo) scuotendo le coscienze e spingendole a porsi domande considerate, fino ad allora “sconvenienti”

Tra i film che vennero dedicati o che si ispirarono alla vicenda di Rosa Parks, si può ricordare “La Lunga Strada Verso Casa” (1990) con Sissy Spacek una bravissima ed intensa Whoopi Goldberg. 

Per chi volesse saperne di più sulla condizione dei neri d’America e le leggi sulla segregazione, sono indispensabili libri come “Il Buio Oltre la Siepe” di Lee Harper (1982, Feltrinelli), il recentissimo “The Help” di Kathryn Stockett (2012, Mondadori) e gli omonimi film tratti da questi due capolavori.