domenica 25 novembre 2012

Franca Viola. La donna che ascoltò il cuore

In un’intervista sostenne di non aver compiuto un gesto coraggioso, ma solo di essersi guardata dentro, di aver ascoltato il suo cuore. Eppure il “no” di Franca Viola (1947) ad un “matrimonio riparatore” è entrato nella Storia del nostro Paese e del mondo suscitando, all’epoca, scalpore e dibattiti e cambiando per sempre ed in meglio la vita delle future generazioni di donne italiane. 

Il rifiuto di Franca Viola, però, non può non essere considerato un gesto audace e di emancipazione femminile nella Sicilia (e nell’Italia) del secondo dopoguerra. Molti sanno ciò che avvenne ad Alcamo nel 1965 ma per alcuni, più giovani, potrebbe essere un fatto nuovo. 

E’ bene, dunque, ricordarlo per non perderne la memoria e per capire da dove vengono molti dei diritti femminili di cui oggi possiamo godere. Non è un caso, infatti, che questo articolo, che tratta la storia di una donna forte, capace di cambiare il corso di un destino che sembrava già scritto, venga pubblicato proprio nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne ed inauguri il blog Divine Ribelli

E’ un racconto terribile ma con un finale che può dare speranza e può essere un esempio per tutte quelle donne che ancora non hanno trovato la forza di dire basta. 

Torniamo indietro nel tempo: il 26 dicembre 1965 Franca Viola, figlia diciassettenne di una coppia di contadini, venne rapita, insieme al fratello minore, da un ragazzo che aveva respinto, Filippo Melodia. Quest’ultimo, però, non era un giovanotto “qualsiasi”, bensì un parente della famiglia mafiosa dei Rimi. Il fratellino di Franca fu rilasciato poche ore dopo, mentre lei venne violentata e tenuta segregata in un casolare per otto giorni.

Furono i carabinieri a porre fine a quella disumana prigionia con un blitz compiuto i primi giorni del 1966. Il suo calvario, però, era appena iniziato; secondo la mentalità dell’epoca, infatti, la giovane era stata disonorata e con lei tutta la sua famiglia. 

Solo una possibilità le avrebbe permesso di riparare a questa “infamia”, evitandole di essere segnata a vita con il marchio di “svergognata”: sposare il suo sequestratore. Non è tutto: l’articolo 544 del Codice Penale (abrogato il 5 agosto 1981) sanciva che la violenza sessuale fosse solo un reato contro la morale, estinguibile attraverso il “matrimonio riparatore” tra la vittima ed il carnefice. Perfino i complici di Melodia, dodici in tutto, avrebbero beneficiato della libertà grazie a questa legge. 

Franca Viola, però, disse no. No al “matrimonio riparatore”, no alla mentalità dell’epoca, no all’infelicità che ne sarebbe derivata, no a leggi fatte dagli uomini e per gli uomini che si erano cristallizzate in un sistema oppressivo, arcaico e lesivo della dignità umana. 

Melodia ed i suoi complici vennero arrestati e processati. Fu un periodo difficile per Franca Viola e la sua famiglia, costantemente presi di mira con pesanti atti intimidatori. Il caso innescò dibattiti, polemiche ed interrogazioni parlamentari. 

Durante il processo la difesa di Melodia tentò in ogni modo di mettere in dubbio l’onestà della giovane vittima, cercando di screditarla e farla apparire come una “ragazza dai facili costumi”, consenziente alla presunta “fuga d’amore”. 

Alla fine Filippo Melodia venne condannato ad undici anni (poi ridotti) ed uscì dal carcere nel 1976. La sua vita terminò tragicamente in un agguato a colpi di lupara avvenuto il 13 aprile 1978. 

E Franca? La ragazza divenne una sorta di eroina, un simbolo di emancipazione, ribellione e libertà per tutte quelle donne che videro in lei la speranza di cambiamento ed il riscatto per la dignità femminile mortificata. 

Dovette, purtroppo, anche sopportare maldicenze e diffidenza, ma lo fece con il coraggio di chi non ha paura e ha la coscienza pulita. Si sposò nel 1968 con un suo compaesano a dispetto del timore per eventuali rappresaglie. L’allora Presidente della Repubblica Saragat inviò i suoi auguri. La coppia ebbe tre figli e fu ricevuta in Vaticano da Paolo VI. Attualmente Franca Viola vive ad Alcamo circondata dalla sua famiglia. 

La mentalità e la legge di cui si è parlato facevano leva sul senso di colpa delle donne, specialmente di quelle traumatizzate da un tale abuso, che tendono ad assumersi tutta la responsabilità dell’accaduto. 

E’ notevole il fatto che il “matrimonio riparatore” potesse cancellare ogni traccia della violenza, riabilitando l’immagine del carnefice e della vittima, la cui vita era, ormai, senza via d’uscita e relegata ai margini della società per un oltraggio non commesso, ma subito

Gli articoli del Codice Penale sul “matrimonio riparatore” e sul delitto d’onore (altra spinosissima questione) vennero abrogati soltanto il 5 agosto 1981. 

Per saperne di più 

Articolo apparso su Il Fatto Quotidiano il 13 ottobre 2012; 

Elena Doni, Manuela Fugenzi, “Il secolo delle donne”, Laterza, Roma 2001;

Liliana Madeo, “Franca Viola, la rivincita della ‘svergognata’ ”, La Stampa, 15 agosto 1992; 

Intervista a Franca Viola: http://www.ateneonline-aol.it/060117ric.php 

Beatrice Monroy, “Niente ci fu”, ed. La Meridiana, 2012;

Il film “La Moglie più Bella” (1970) di Damiano Damiani, esordio di Ornella Muti a soli quattordici anni.

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